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La montagna incantata

montagna_incantata Un’altura verdeggiante, dal profilo morbido e dolce, situata al margine sud-orientale del    Triangolo Lariano. È il Cornizzolo (1240 m), che contrasta con i suoi illustri “vicini”, dalla morfologia decisamente più aspra e dirupata: il Moregallo, i Corni di Canzo, il Sasso Malascarpa, il Monte Prasanto, il Monte Rai, il Corno Birone. Una montagna che unisce, anziché dividere, sette amministrazioni comunali (Canzo, Eupilio, Longone al Segrino, Pusiano, Civate, Suello e Valmadrera), due Comunità Montane (Triangolo Lariano e Lario Orientale) e due Province (Como e Lecco). Dalla sua cima, ma anche da numerosi punti dei suoi versanti, si possono godere panorami mozzafiato sulle Prealpi, sulla Brianza e i suoi laghetti, sulla pianura e giù giù fino agli Appennini. Il Cornizzolo, conosciuto anche con il nome di Pedale, è costituito da una successione di formazioni rocciose carbonatiche di origine marina, risalenti ad un arco temporale compreso tra il Triassico Superiore ed il Cretaceo (circa 230 – 65 milioni di anni fa), disposta in un’ampia piega anticlinale, parzialmente erosa.
Sul Monte Cornizzolo, così come sui rilievi del Triangolo Lariano, si può notare una certa differenziazione della vegetazione in funzione dell’altitudine, dell’esposizione e della natura del terreno. Alle quote minori, sui versanti solatii, esposti a sud, fino verso gli 800-900 m di altitudine, crescono formazioni boschive caratterizzate da essenze termofile (amanti del caldo), come il Carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’Orniello (Fraxinus ornus), la Roverella (Quercus pubescens). Li accompagnano specie arbustive quali il Maggiociondolo (Laburnum anagyroides) e il Corniolo (Cornus mas). Nei versanti settentrionali prevalgono invece le formazioni mesofile, con il Frassino maggiore (Fraxinus excelsior), l’Acero montano (Acer pseudoplatanus) e il Tiglio (Tilia platyphyllos). Questi boschi sono frequentemente inframmezzati da piante di castagno (Castanea sativa), relitto di antiche coltivazioni quasi dovunque abbandonate, specie nei terreni più acidi con accumulo di materiale morenico, mentre, al di sotto dei 600-650 m circa, sono invasi in modo più o meno rilevante dalla robinia. Alcune limitate aree sono state interessate negli anni ‘60 – ‘70 del secolo scorso da rimboschimenti artificiali di Abete rosso (Picea abies), Larice (Larix decidua) e Pino eccelso (Pinus excelsa), che allo stato attuale, oltre a non fornire legname di pregio, rappresentano un problema di stabilità ecologica.

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